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Cosa è la sperimentazione animale (o vivisezione)
La sperimentazione animale (o vivisezione) è un metodo di ricerca biomedica fondata sullo studio di animali vivi e quindi su un grave e insidioso errore metodologico. L’errore consiste nel considerare gli animali o le loro parti modelli attendibili dell’uomo o delle sue parti. Infatti ogni specie è diversa da ogni altra (per l’anatomia, la fisiologia, l’immunologia, l’espressione genica … ecc. e perfino nella struttura cellulare di base) e ogni specie animale può essere modello solo di se stessa. Sostanze velenosissime per l’uomo sono del tutto innocue per varie specie di animali da laboratorio (vedi stricnina, cicuta, arsenico, fungo “Amanita phalloides”, ecc. ecc.) e viceversa: le corrispondenze tra due specie possono essere verificate soltanto “a posteriori”, quando l’esperimento è stato ripetuto sulla seconda specie, ovvero l’uomo. Mai “a priori”. Questo rende il test sull’animale inutile ed espone l’uomo a gravi rischi per quanto riguarda il suo futuro benessere.
La sperimentazione animale reca danno all’uomo in tre modi:
1) perché fa in modo che vengano sperimentate sull’uomo sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo. Le prove su animali non danno infatti risultati predittivi per l’uomo, neanche orientativamente: ogni specie reagisce in modo diverso (ad esempio i ratti e i topi, specie strettamente imparentate, possono avere fino al 60% di risposte differenti tra di loro loro)
2) perché fa correre il rischio di scartare sostanze di grande aiuto per l’uomo, per il solo fatto che sono risultate tossiche per qualche altra specie animale
3) perché il tempo e il denaro sprecati negli esperimenti su animali avrebbero potuto essere convogliati a sostegno di test specie-specifici di ben altra attendibilità e utilità per l’uomo. Liberandoci dalle prove su animali noi potremmo dunque eliminare un grande ostacolo al progresso scientifico e alla cura di tante gravi patologie umane, che sono oggi in preoccupante crescita.
Perché esiste ancora la sperimentazione animale:
La sperimentazione animale esiste ancora perché è una pratica riconosciuta a livello regolatorio, nazionale e internazionale. Viene perseguita nonostante essa non sia stata mai sottoposta ai test di validità oggi richiesti a tutti i nuovi metodi di sperimentazione e nonostante il fatto – ugualmente incredibile ma vero – che per questi test essa viene usata come “gold standard”. Ciò avviene da un lato per l'inerzia mentale che ha sempre ritardato ogni forma di rinnovamento culturale e, dall'altro, per gli interessi economici e professionali ad essa collegati, che vanno ben oltre il commercio di animali e che qui di seguito brevemente riassumiamo.
La sperimentazione animale è assai utile:
1) per ampliare curricula e pubblicazioni (si ripetono esperimenti già fatti con leggerissime varianti o cambiando solo il tipo di animale)
2) per possedere un alibi per una successiva sperimentazione sull’uomo priva di adeguate garanzie (l'uomo è la vera cavia per ogni prodotto immesso sul mercato)
3) per predeterminare la risposta di qualsiasi test (basta variare la specie animale o talvolta solo il ceppo di animale usato)
4) per avere “l’incertezza della prova”. Questa consente alle aziende produttrici di dire, prima delle prove cliniche (sull’uomo) “non vi è pericolo, i test sugli animali sono stati fatti” e, una volta avvenuto il disastro farmacologico, “si sa bene che purtroppo le prove sugli animali non sono sempre predittive”, e così permette alle aziende di sottrarsi alla responsabilità civile e al pagamento dei danni causati.
“Il fatto che la stessa sostanza possa essere dichiarata ‘inoffensiva’ o ‘cancerogena’ a seconda della specie animale utilizzata, fa della sperimentazione animale lo strumento ideale per commercializzare ogni tipo di prodotto, anche se pericoloso, e per mettere a tacere le vittime che osassero fare causa al produttore”
Claude Reiss, presidente di “Antidote Europe”, direttore emerito del CNRS, Parigi
Statistiche:
- Si stima che ogni anno vengano immolati circa 500 milioni di animali nei laboratori di sperimentazione di tutto il mondo, ma è difficile avere dati precisi, come è pure difficile avere filmati o immagini, perché la sperimentazione su animali avviene nel chiuso di laboratori con accesso vietato al cittadino, in un alone di estrema segretezza, protetta dalla legge.
- Circa il 60% degli animali viene usato per la farmacologia, una percentuale minore per la ricerca medica (studio delle malattie), un’altra per i test sui cosmetici, una parte per i test di psicologia e poi i test bellici e didattici. Gli esperimenti di tossicità sono trasversali a tutte queste categorie (vengono effettuati in ognuna di esse) e rappresentano il 75% circa di tutti gli esperimenti su animali.
- Gli animali vengono devocalizzati, avvelenati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, resi folli, congelati, decerebrati, sottoposti a scariche elettriche, infettati, anche con virus che normalmente non colpiscono gli animali. Il 65% senza anestesia e il 22% con anestesia solo parziale.
Al giorno d’oggi:
Anche coloro che accettano, dal punto di vista etico, gli esperimenti su animali, mettono come condizione alla loro approvazione che questi esperimenti abbiano valore e affidabilità scientifica.
Gli esperimenti su animali hanno consentito la commercializzazione, in quanto considerate sicure, di sostanze che poi si sono rivelate assai dannose per l’uomo (per citare solo tre delle ultime: il Vioxx, il Lipobay, il Tgn1412); allo stesso modo è avvenuto che sostanze assai utili all’uomo siano state messe da parte per lungo tempo perché risultate dannose per qualche animale da laboratorio (esempio: il cloroformio, la penicillina).
Statistiche degli USA e della Germania dicono che le malattie iatrogene (causate dalle cure mediche) sono la 4° causa di morte. Va inoltre tenuto presente che il 92% delle sostanze che risultano innocue per gli animali vengono scartate nelle successive prove sull’uomo (dati Pubmed).
L’Europa si trova in una situazione particolarmente paradossale:
La critica di natura scientifica alla sperimentazione animale compie progressi di ampia portata documentati ultimamente da almeno quattro eventi diversi:
1) Il NCR, Consiglio Nazionale delle Ricerche degli Stati Uniti, organo dell’Accademia Nazionale delle Scienze, pubblica nel 2007 un documento, commissionato dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, intitolato “Tossicologia del XXI secolo: una visione e una strategia”, che annuncia un “cambiamento epocale” con la scomparsa graduale dei test su animali, considerati poco affidabili, e la scelta di valutazioni di tossicità in vitro, su cellule possibilmente umane, con metodi moderni ben più affidabili, più veloci e più economici;
2) il governo degli Stati Uniti adotta e finanzia ampi programmi di ricerca basati sulla tossicologia cellulare e altre metodologie d’avanguardia che non fanno uso di animali, per dare applicazione alle indicazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche;
3) sulle riviste scientifiche più accreditate, compaiono numerosi articoli che contestano il valore scientifico della sperimentazione animale;
4) Il documento finale del “VII Congresso Mondiale sui metodi alternativi e la sperimentazione animale” (Roma, agosto 2009) annuncia la prossima fine dei test su animali, elogiando le nuove tecnologie, che
“sono capaci di raccogliere una quantità mai raggiunta prima d’informazioni sui possibili effetti avversi recati da una sostanza ai sistemi biologici, sono in grado di generare una quantità di conoscenza di gran lunga maggiore di quella che fino ad oggi abbiamo saputo individuare e capire. Che in un futuro assai vicino ci faranno considerare assai obsoleto l’uso degli animali a fini sperimentali.”
Herman Koeter, copresidente del VII Congresso Mondiale, già direttore dell’EFSA
Mentre tutto ciò avviene a livello globale, l’Unione Europea approva (8/09/2010) una nuova direttiva (la 2010/63, revisione della direttiva 86/609) che non solo non pone in alcun modo in discussione il metodo di sperimentazione animale - citata sempre, al contrario, quale metodo basilare nella ricerca biomedica – ma si astiene dal fornire incentivi concreti allo sviluppo e all’utilizzo delle nuove tecnologie d’avanguardia.
L’Europa dunque, insensibile ai “cambiamenti epocali” annunciati da oltreoceano, si condanna a stagnazione e regresso su almeno tre fronti:
- il fronte della tutela della salute umana e dell’ambiente, oggi gravemente compromessi;
- il fronte del progresso scientifico;
- il fronte dei diritti (sia umani che degli animali).
Nell’autunno del 2010 l’approvazione della nuova direttiva UE ha suscitato sdegno in tutta Europa e ha dato origine a molte manifestazioni spontanee di protesta (15.000 in piazza a Roma il 25 settembre, in concomitanza con analoghe manifestazioni in molte città europee). La protesta del movimento popolare si è in tal modo assai bene saldata con la critica severa delle parti più avanzate del mondo della scienza internazionale.
Il fine che si prefigge STOP VIVISECTION di abbandonare la sperimentazione animale - quale metodo inutile e pericoloso - nella ricerca scientifica destinata alla tutela della salute umana e dell’ambiente, e di imboccare (al pari degli Stati Uniti) la via dei metodi più avanzati che il progresso della scienza ci mette oggi a disposizione, è un obiettivo essenziale e ineludibile.